venerdì 21 settembre 2007

La genesi, e altre indiscrezioni riguardo Dio


Salve a tutti! Mi chiamo Tommy e sono un puntino nero che se ne va in giro lungo un foglio. Il foglio è bianco e si estende all’infinito, ed io ci corro sopra a più non posso, finché non resto senza fiato. Allora mi fermo e faccio pausa per un poco. È una dannata vita in corsa la mia! Sto tutto il giorno assieme ai miei amici supervelocissimi, che sono tre puntini neri tali e quali a me: siamo sferici e veloci, e la nostra corazza nera risplende quando incrociamo per caso un raggio di luce che proviene da ovest. Siamo dei puntini coi fiocchi noi! Io sono nato un giorno chissà come, neanche i miei amici ne sanno niente. Lucio, uno di loro, per un certo periodo aveva sostenuto che l’artefice di tutto fosse Dio. Ve lo dico io chi è stato, ripeteva in continuazione. Si tratta del gran capo in persona, è proprio di lui che sto parlando. Ma Franz, che era un altro puntino nero uguale a noi, pareva essere in possesso di informazioni molto riservate, e bisbigliava con grande cautela.- È impossibile, vi dico. LUI deve ancora nascere. Lo so per certo. Ci vuole tempo per queste cose. Serve la giusta dose di sentimenti negativi, non dimenticatelo; altrimenti, a cosa mai ci servirebbe un Dio? -
Lucio non era molto entusiasta di questa versione, ma dopo un po’ se ne convinse anche lui, mentre per July il dibattito era del tutto indifferente. Io seguivo la sua linea, soprattutto perché July mi piaceva parecchio. Non me ne fregava niente delle questioni teologiche a me, volevo solo spassarmela con July.
Da qualche tempo ci eravamo scelti un nome per ciascuno, perché ci era sembrata una cosa carina da fare. Prima che arrivassero i nomi era parecchio deprimente qui. Ognuno rotolava per conto suo da una parte all’altra del foglio e siccome ciascuno era uguale a tutti gli altri, finiva per sentirsi “tutti gli altri”, e questa sensazione faceva sì che a nessuno venisse voglia di fare amicizia. Ma quando decidemmo per i nomi, tutto divenne diverso, perché a un certo momento ognuno di noi ebbe qualcosa di unico che poteva essere condiviso con gli altri puntini, e ogni puntino desiderava ottenere quel qualcosa dagli altri. Iniziammo a sentirci un’esplosione dentro, e sapevamo che quello era il nostro carattere che si andava formando. Così stringemmo amicizia e da quel giorno rotolammo sempre in gruppo. Un problema però rimaneva: pur essendo cambiati dentro (nel nostro animo, per così dire), nel fisico continuavamo ad apparire assolutamente identici, per cui ognuno conosceva il proprio nome ma nessuno poteva essere certo del nome dell’altro. Ci toccava sempre chiedere, per sicurezza.
Un giorno chiesi a July se era veramente July, e quando mi rispose di sì la portai a fare un giro noi due soli, con Lucio e Franz che ci tenevano d’occhio da lontano. Erano gelosi, quei due, ma sapevano come giravano le cose e non giravano certo dalla loro parte. Lei era di fronte a me e io ero di fronte a lei. Sentivo che stava per succedermi qualcosa di assolutamente nuovo ed eccitante, e capivo che July desiderava farlo succedere alla svelta, glielo si poteva leggere sul riflesso magnetico della corazza, ma proprio in quel momento, nell’istante prima che i nostri corpi si sfiorassero, mi resi conto delle terribili ambiguità che quella situazione si portava dietro. Mi ricordai, infatti, che la scelta dei nomi era stata del tutto arbitraria. Voglio dire, come facevo a sapere che si trattasse davvero di una “July” e non stessi invece per avere un rapporto ravvicinato con un “Carlo” o roba del genere? Maledizione, non c’era verso di controllare. Per cui, dominato da un’ansia cosmica, intimai alla presunta July di starmi lontano, altrimenti ti riduco in un cubetto bello e pronto, le dissi. Lei si spaventò e questo mi fece sentire in colpa, così le dissi, va bene, se proprio vuoi restare, accomodati, basta che stai ben attenta a non toccarmi. Però lei volle allontanarsi lo stesso, anzi, sospetto che quelle mie dichiarazioni non fecero altro che turbarla ulteriormente, piuttosto che ricondurla ad una nuova e sana calma spirituale, risultato che invece mi sarei aspettato di ottenere. Voleva passeggiare un po’ per conto suo. Disse che le serviva del tempo per pensare. Si trattava forse di un tentativo per dimostrare una volta per tutte la sua femminilità, siccome soltanto da una donna poteva provenire una richiesta tanto sciocca? Devo ammettere che ci pensai, ma arrivai alla conclusione che non valesse la pena rischiare. Mentre rotolava via mi indicò un punto bianco nel quale ci saremmo rincontrati più tardi. Ma siccome non aveva niente con cui indicare (perché ancora nessuno aveva inventato le dita) e anche se ci fosse riuscita avrebbe indicato un punto bianco identico a tutto il resto del foglio, finì che July non tornò mai più indietro, nonostante io avessi continuato ad aspettarla per tutto il tempo. Quando spiegai la storia ai ragazzi, quelli volevano farmi il culo. Erano incazzati sul serio, perché dicevano di essere tormentati dalla prospettiva della solitudine eterna che attendeva la nostra amica. Balle!, dico io. Erano tormentati dal pensiero di non potersela più ingroppare, ecco cosa. Cercai anche di illuminarli sulla faccenda dei nomi ma non servì a niente, con due ottusi come quelli. Per cui avevo questi due puntini alle calcagna pronti a farmi la pelle, e io ero solo soletto in mezzo a un foglio. Erano cazzi!, anche se non sapevo bene cosa fossero.
Il primo ad attaccare fu Franz, che prese una breve rincorsa per poi venirmi addosso a tutta birra, speronandomi su di un lato. Volammo entrambi in direzioni opposte, per poi ricascare dentro il foglio. Io uscii incolume dall’urto quasi per miracolo, mentre Franz si ritrovò una fiancata solcata da una profonda linea grigia. Per poco non mi faceva fuori. Un centimetro più al centro e, puff, addio Tommy, il giovane puntino nero e sexy. Non potevo crederci. E quelli, fino a poco prima, erano i miei amici! I miei unici e più cari amici! Già il prossimo attacco sarebbe potuto risultare letale. Ero spaventato a morte.
Vidi che anche Lucio stava per prendere la rincorsa, rotolando lentamente all’indietro. Poi sembrò esitare e infine si fermò. Capii cosa stava succedendo, ringraziando il cielo. Anch’io avevo provato un grande senso di comunione con Lucio, nel momento in cui Franz era diventato un puntino nero con una linea grigia disegnata su di un lato. Io non avevo linee grigie e sapevo che neanche Lucio ce le aveva, e questa semplice considerazione bastava a farci sentire molto più uniti. All’improvviso entrambi desideravamo ardentemente fare fuori Franz, e anche a Franz gli sarebbe piaciuto metterci le mani addosso, ma lui era l’unico puntino zebrato di tutto il foglio e non poteva fare un accidenti di niente. Così io e Lucio iniziammo ad inseguirlo, e quando riuscimmo ad acchiapparlo l’avevamo già stretto sui due lati, e con una gran rincorsa lo schiacciammo nel mezzo. L’impatto fu terribile e noi tutti esplodemmo all’istante, allargando noi stessi all’infinito sull’intero foglio, che divenne così un’enorme macchia nera senza più confini percepibili. Non eravamo mica morti però! Ma fu ugualmente molto triste perché, anche se esistevamo ancora, bisognava ammettere che non avendo più limiti corporei a definirci come figure, diventava difficile anche solo sapere dove fossimo, per cui finimmo per pensare alla morte in maniera quasi ossessiva. Un giorno lo pensammo così intensamente che morimmo per davvero e poi ci fu il nulla pieno di disperazione e da quel nulla, addensatosi in una grande palla trasparente, nacque Dio. Come prima cosa, Dio, aprì i suoi due occhi verdi, e vedendosi solo soletto in mezzo al nulla, si spaventò.
- Per Dio!- disse Dio - Questa è la fine!-
E invece il bello stava soltanto cominciando.

mercoledì 12 settembre 2007

Dialogo con la paziente minimum fax



Metto in evidenza un botta e risposta tra me e una cordiale collaboratrice di minimum fax, avvenuto nei commenti di un mio vecchio articolo, e che mi sembrava giusto riproporre, per questa occasione.


Minimum fax, peccato (articolo del giugno 2007)


Da oggi sarà impossibile per qualsivoglia autore improvvisato (cioè, privo di un’agenzia letteraria o di altre solide strutture mediali che si preoccupino di affibbiarsi tutta quella gravosa opera di sostegno, che in mancanza di tali strutture finirebbe inevitabilmente per accumularsi tutta sulla striminzita e poco spaziosa schiena dei poveri scrittori potenziali), dicevo, sarà impossibile per questi autori dilettanti mostrare il proprio lavoro presso la Minimum fax, che con un messaggio coraggioso, è importante sottolinearlo, lo ha comunicato con un post ben visibile nella pagina di apertura del suo sito.

Non si capisce bene se la cosa riguarda solo l’anno in corso e il 2008, o se finirà per coinvolgere anche quelli a venire. Ma il tono generale lascia pensare che la seconda ipotesi sia la più verosimile. Il motivo per cui mi sono scomodato a segnalare questo evento, non trae origine dalla volontà di sfogare un lungo e isterico piagnisteo su come, oh mio Dio, questi spregevoli editori lascino in balia degli oscuri flutti marini i giovani talenti letterari, e quel che segue. Dio ce ne scampi. Ma il fatto è, signori, che si sta parlando di Minimum fax. E ciò vuol dire parlare di un progetto più ampio, che fino a poco tempo fa aveva come scopo dichiarato quello di costituire la rete principale della pesca ai talenti, un vero e proprio faro che scova nella notte anonima, per poi seguire, far crescere, lanciare. Il tutto basato, qui stava la novità, sulla qualità e non sulla vendibilità (punto questo, che per fortuna non è cambiato). La portata di questo progetto è stata il vero motore del successo di minimum fax, perché è attorno a questo che mano mano si è andato a costituire un gruppo sempre più numeroso e fedele di sostenitori/lettori (dei quali io faccio parte).

D’altra parte, il cambiamento di politica poteva già intravedersi parecchi mesi fa, osservando con attenzione i movimenti della collana Nichel. Quando dopo parecchio silenzio saltano fuori ( evviva, evviva) questi due libri (di Pascale e della Susani) che non solo vengono quasi spacciati per esordienti o scoperte minimum, ma sono anche provvisti di copertine ancor più orribili di qualsiasi altra copertina minimum (il che è un impresa a dir poco eccezionale). In realtà Pascale è un ex-scrittore Einaudi, e la Susani, che viene denominata la nuova “Valeria Parrella”(questa sì, scoperta dal nulla, in piena filosofia minimum), è una collaboratrice della più importante rivista letteraria Italiana. Uscita successiva, stessa storia. Un’antologia di esordienti che oltre a non superare il livello medio delle antologie della stessa casa editrice (a parte un paio di racconti veramente impressionanti), ha delle particolarità. Molti degli “esordienti” hanno collaborato con riviste di notevole importanza, e una di loro ha addirittura un contratto già firmato con Fazi! Ma per carità, nessuno dice che questo tipo di lavoro sia di per sé deprecabile.

Quello che voglio dire, è che la casa editrice è passata da un modello iniziale “scopro-autore-dal nulla-con le mie sole forze”, a un modello, “lancio-autore-già inserito nel sistema letterario- o segnalatomi dal sistema stesso” (e cioè lo stesso metodo, vincente, che minimum adotta per la collana sotterranei). Senza stare a soffermarci sui due argomenti che ai lettori più attenti saranno balzati agli occhi (l’errore di Minimum fax nel continuare a pubblicizzare il secondo modello come se fosse ancora il primo, perdendo una briciola infinitesimale di credibilità, e il fatto che l’unica spiegazione a questo cambiamento, è che la collana Nichel semplicemente non tiene il passo delle altre.) quello che mi interessa capire è il tipo di reazione che avrà la colonna portante del pubblico minimum. Perché se è vero che la casa editrice non commette nessun atto vergognoso nel voler dismettere i suoi panni eroici, dopo essere stata una delle più grandi scommesse vinte in tutto il panorama editoriale italiano, per ancorarsi a un bel paio di binari tranquilli che portano sicuramente in terre più serene e meno combattute, bisognerà anche ammettere che chi si è fatto trascinare dall’entusiasmo della sfida giornaliera, e dal “Oh mio Dio, ma l’hai visto questo SCONOSCIUTO come scrive bene” decida semplicemente di abbandonare la barca. Bisognerà vedere a quali fette di mercato darà accesso la nuova politica, e se in definitiva ne sarà valsa la pena.Non credo che alla fine minimum fax rischi qualcosa, se non di prendere la strada che porta direttamente a diventare una grande casa editrice (cosa che ha tutto il diritto di pretendere). Ma dispiace vedere un forum, fino a poco tempo fa così attivo, svuotarsi in pochi mesi, e assistere al disperdersi fulmineo di una comunità così vasta e attiva.


Dal canto mio continuerò a comprare libri della minimum fax, perché sono convinto che la loro qualità rimarrà intatta, e che non smetterò di trovarci dentro quel qualcosa in più che difficilmente emerge da altri libri. Eppure oggi questo qualcosa ha un gusto diverso, si tratta di piccole e impercettibili differenze, come quella di bere una birra in compagnia di amici oppure da soli spaparanzati su un divano, differenze che intaccano quel senso di appartenenza a qualcosa di più grande, e che oggi, lo si voglia o meno, diventa più difficile da percepire.


Andreina di Minumum fax, risponde


scusa il ritardo, leggo solo oggi.
vorrei tranquillizzarti: nella redazione di minimum fax fa tuttora bella mostra di sé una pila di manoscritti inediti (che non ci azzardiamo a quantificare, ma ancorché scomposta in varie colonne dev'essere alta nel complesso almeno 2,20 metri) giunti negli ultimi mesi prima del "blocco", e ancora da esaminare.detta pila, fra l'altro, è il motivo principale di detto "blocco". tieni presente che prima del fatidico 10 giugno ci arrivava in redazione una media di 10-15 manoscritti AL GIORNO. questo stato di cose - unito al fatto che i lettori dei manoscritti sono gli stessi redattori di minimum fax, e che i redattori, durante la loro giornata lavorativa (che spesso supera abbondantemente le 8 ore), hanno parecchie cose da fare, per esempio dei libri - ha causato la formazione della già citata pila. tenendo conto che nella collana nichel escono 4-5 libri all'anno, direi che possiamo ben sperare per le future scoperte della minfax prima della riapertura delle dighe (che si riapriranno, mi assicuravano proprio ieri i responsabili della collana, più o meno alla scadenza prevista: perché dovremmo precluderci una fonte tanto interessante di scoperte?).un'altra precisazione: Carola Susani non è mai stata pubblicizzata dalla minimum fax come "la nuova Valeria Parrella": nei nostri comunicati dichiaravamo semplicemente che "dopo Valeria Parrella" (incontestabilmente la prima donna pubblicata nella collana Nichel), un'altra voce femminile veniva ad aggiungersi al catalogo italiano di minimum fax. rispettiamo troppo la maturità letteraria e l'esperienza di Carola per sminuire in qualsiasi modo la sua figura di scrittrice.
4 settembre 2007 4.26


Io, rispondo



Scusami anche tu se non ho risposto a tempo debito, ma solo ora mi accorgo del commento.Per prima cosa, Cristo! Neanche nei miei sogni più sfrenati mi sarei immaginato di ricevere una risposta, tra l’altro così seria e dettagliata. Mi sento decisamente lusingato. Per cui, cercherò di essere all’altezza dell’evento, dimostrandomi il più preciso possibile.

Sono felice che il cambiamento sia soltanto momentaneo. Ne sono felice in quanto scrittore (presunto e potenziale) e in quanto lettore (titolo, questo, che mi spetta per diritto di nascita). Ma, anche se fosse stato il contrario, non avrei avuto alcun motivo per criticarvi: soltanto per dispiacermene.

Le mie obbiezioni erano riferite a una questione più sottile: non si tratta del fatto di sbarrare la strada agli esordienti, ma di offrire loro una falsa pista. Mi spiego meglio; La Nichel è nata coma collana italiana per esordienti, sbaglio? Dopo un po’, quando la vostra casa editrice ha raggiunto la visibilità giusta, avete deciso di attingere anche da scrittori maturi, perfetto, niente di più giusto. Contemporaneamente però, le uscite all’anno sono rimaste le stesse, ovviamente per motivi economici che sono da considerare di forza maggiore. Ecco il punto.Vedi, per quanto possiate visionare pile e pile di manoscritti (e sono convinto che lo facciate con tutta l’attenzione e la passione necessarie), uno scrittore maturo sarà sempre superiore al migliore degli esordienti, e con sole quattro uscite l’anno, c’è poco da fare i conti. Le due cose potrebbero coesistere solo nel caso in cui voi aveste la possibilità di fare numerose uscite all’anno, come “Fazi”, altrimenti o si sceglie di far pubblicare solo esordienti (almeno imponendone un paio l’anno) o gli esordienti semplicemente non vengono fuori.Non è soltanto una mia opinione; è esattamente quello che è successo nel 2007. Elena Stancanelli è o non è una scrittrice Einaudi? E Antonio Pascale? Carola Susani (bravissima scrittrice) ha o non ha scritto un libro per feltrinelli? Quanti dell’antologia “Voi siete qui” (pubblicizzata come “di esordienti”) non erano esordienti a tutti gli effetti, di quelli che vi mandano il manoscritto e voi li richiamate? Da quanto tempo minimum fax non fa uscire un esordiente vero e proprio?

Tra l’altro, se devo essere totalmente sincero con me stesso, tutto ciò non mi causa nessun problema in particolare. Quello che mi ha spinto a scrivere l’articolo, è nato mano a mano che si discuteva tra vari amici legati in diversi modi a minimum fax, ed è sintetizzabile in una sensazione di omertà generale, in cui assistevamo a un cambiamento di politica lento e non invertibile, che però nessuno della redazione aveva il buon senso di annunciarci. Mi spiace di dover insistere ancora su questo argomento (il cambiamento di politica), ma anche se voi negate il fatto e vi impegnate a selezionare ogni singolo manoscritto che arriva (non escludo infatti che la cosa sia avvenuta naturalmente, e cioè, senza una sorta di premeditazione), le ultime uscite minimum parlano da sole. E c’è un fatto: il vostro forum si è trasformato in pochi mesi in un’isola deserta. Ora, sta a voi ignorare l’avvenimento o meno, ma io, personalmente, non sono annoverabile tra coloro che credono al succedersi casuale degli eventi.

Vorrei però essere preciso su un punto: non sto cercando in nessun modo di dimostrare un teorema scientifico; ho solo cercato di dare voce a un sentimento che sentivo condiviso da un numero di persone consistente. Nulla mi renderebbe più felice che l’essere smentito già da quest’anno, o magari nel prossimo, con l’uscita di un bel paio di libri scritti da esordienti veri, alla maniera di Valeria Parrella. Penso che questo sia il modo migliore in cui possiate rispondere alle perplessità dei vostri sostenitori più accaniti, quelli che vi seguono fin dalle origini e che col loro sostegno (sostegno morale o finanziario, nel caso dei numerosi libri acquistati) hanno dato un contributo essenziale alla crescita di minimum fax. Altrimenti andrà bene lo stesso ma, ed è solo un consiglio, siate sinceri e dite che le cose sono cambiate; nessuno se la prenderebbe a male. L’onestà, soprattutto per i lettori di Carver, non può mai essere un fatto deprecabile.

Ultime cose: una rettifica e due complimenti.

Rettifica: sono andato a ricontrollare le dichiarazioni sulla Susani, ed effettivamente avevi ragione riguardo al paragone con la Parrella. Ero io che ricordavo una discussione sul forum, in cui l’associazione tra i due nomi veniva vista come un paragone inopportuno. Nella mia memoria la discussione era diventata una vostra dichiarazione. Errore mio, chiedo scusa.
Complimento n°1: ho letto i libri finalisti del premio Napoli (nel senso che ne ho letto i testi, e non mi sono soltanto informato sui titoli). “Stati di grazia” è nettamente superiore agli altri due, e sono sinceramente convinto che riuscirà a vincere.

Complimento n°2: “La posizione della missionaria”. La posizione della missionaria! In Italia! Siete fantastici…
9 settembre 2007 11.32

mercoledì 5 settembre 2007

Il Budda delle Periferie


Ho appena finito di leggere questo libro, questo splendido libro, e mi andava di dire qualcosa a riguardo. Ma prima, vi prego, date un'occhiata al suo incipit: “Mi chiamo Karim Amir e sono un vero inglese, più o meno”. Può un romanzo contemporaneo iniziare in maniera più promettente? Non credo proprio; difficile da immaginare. Quello che però mi congela l’entusiasmo in occasioni del genere, quello che mi impedisce di correre nudo nel bel mezzo della strada munito soltanto di un aggeggio piccolissimo e penzolante che si dimostra però molto utile nel tenere alla larga i passanti occasionali, tanto per intenderci, è che difficilmente incipit del genere mantengono poi tutte le aspettative che si portano dietro. E in parte succede la stessa cosa anche qui. Per cui, a conti fatti, sono felice di non essermi sputtanato per la strada.
In realtà la cosa è molto semplice: dall’inizio ci si aspetta un capolavoro indimenticabile (non mi riferisco solo all’incipit, naturalmente) e alla fine ci si ritrova “soltanto” con un bellissimo e ottimo romanzo.

Kamir Amir è un adolescente indiano dalla dubbia sessualità che non ha mai visto l’India. Nato e vissuto nella periferia Sud di Londra, dovrebbe essere un vero inglese a tutti gli effetti, ma ovviamente non lo è. Gli Inglesi sono gente dalla pelle bianca e dai capelli biondi, niente a che vedere con la carnagione olivastro con cui va in giro Kamir. Il padre, “Il Budda delle periferie”, un ex-mussulmano che insegna yoga e metodi di concentrazione mistica a un gruppo di mezze-seghe, lascia la famiglia e va a vivere insieme alla donna che gli permette di tenere queste dubbie lezioni in casa propria, una interessante e colta signora divorziata in possesso di un solo seno, che Karim adora (la signora o il seno?); tutti insieme si trasferiscono a Londra. Da qui inizia il lungo viaggio di Kamir alla ricerca del suo posto nell’universo, che passa necessariamente attraverso la scoperta di un mondo nuovo, intriso di sesso, spettacolo, e possibilità da cogliere al volo.

Si tratta certamente di un romanzo di formazione, in cui il tema centrale è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, e di cui il merito principale è quello di essere eccezionalmente moderno; il che porta con sé: scorrevolezza, intensità, introspezione dilagante rispetto alla narrazione (forse eccessivamente dilagante). Nonostante alcune cose che non mi sono piaciute, tipo alcune espressioni che si ripetevano un po’ troppo spesso (se si etichetta qualsiasi emozione con “per la prima volta in vita mia” il lettore inizia a pensare che il protagonista non abbia mai avuto un sentimento umano prima), mi sento cmq di consigliare questo libro.
Leggetelo. Soprattutto se uscite da qualche lettura pesante o deludente. Non ve ne pentirete.