mercoledì 5 settembre 2007

Il Budda delle Periferie


Ho appena finito di leggere questo libro, questo splendido libro, e mi andava di dire qualcosa a riguardo. Ma prima, vi prego, date un'occhiata al suo incipit: “Mi chiamo Karim Amir e sono un vero inglese, più o meno”. Può un romanzo contemporaneo iniziare in maniera più promettente? Non credo proprio; difficile da immaginare. Quello che però mi congela l’entusiasmo in occasioni del genere, quello che mi impedisce di correre nudo nel bel mezzo della strada munito soltanto di un aggeggio piccolissimo e penzolante che si dimostra però molto utile nel tenere alla larga i passanti occasionali, tanto per intenderci, è che difficilmente incipit del genere mantengono poi tutte le aspettative che si portano dietro. E in parte succede la stessa cosa anche qui. Per cui, a conti fatti, sono felice di non essermi sputtanato per la strada.
In realtà la cosa è molto semplice: dall’inizio ci si aspetta un capolavoro indimenticabile (non mi riferisco solo all’incipit, naturalmente) e alla fine ci si ritrova “soltanto” con un bellissimo e ottimo romanzo.

Kamir Amir è un adolescente indiano dalla dubbia sessualità che non ha mai visto l’India. Nato e vissuto nella periferia Sud di Londra, dovrebbe essere un vero inglese a tutti gli effetti, ma ovviamente non lo è. Gli Inglesi sono gente dalla pelle bianca e dai capelli biondi, niente a che vedere con la carnagione olivastro con cui va in giro Kamir. Il padre, “Il Budda delle periferie”, un ex-mussulmano che insegna yoga e metodi di concentrazione mistica a un gruppo di mezze-seghe, lascia la famiglia e va a vivere insieme alla donna che gli permette di tenere queste dubbie lezioni in casa propria, una interessante e colta signora divorziata in possesso di un solo seno, che Karim adora (la signora o il seno?); tutti insieme si trasferiscono a Londra. Da qui inizia il lungo viaggio di Kamir alla ricerca del suo posto nell’universo, che passa necessariamente attraverso la scoperta di un mondo nuovo, intriso di sesso, spettacolo, e possibilità da cogliere al volo.

Si tratta certamente di un romanzo di formazione, in cui il tema centrale è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, e di cui il merito principale è quello di essere eccezionalmente moderno; il che porta con sé: scorrevolezza, intensità, introspezione dilagante rispetto alla narrazione (forse eccessivamente dilagante). Nonostante alcune cose che non mi sono piaciute, tipo alcune espressioni che si ripetevano un po’ troppo spesso (se si etichetta qualsiasi emozione con “per la prima volta in vita mia” il lettore inizia a pensare che il protagonista non abbia mai avuto un sentimento umano prima), mi sento cmq di consigliare questo libro.
Leggetelo. Soprattutto se uscite da qualche lettura pesante o deludente. Non ve ne pentirete.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Nice blog!

Sideduck ha detto...

ringraziamenti voi per la visita me!
A great blog :)